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Nel silenzio - Giovanni Sicuranza

Nel silenzio - Giovanni Sicuranza La donna che è una ragazza, che vive l'infanzia della maternità, questa donna con le iridi del cielo limpido, la pelle sbiadita delle novelle defunte, i capelli neri e intrecciati come trama di un libro gotico, questa donna ha un sussulto.  Le mani se ne vanno al petto, il petto si ferma al loro tocco.  La donna guarda oltre il bosco, verso un luogo che non conosce.  E sa.  Così, dopo un viaggio che ha tagliato chilometri di distanza e divieti e risposte non date a chi le respira intorno, giunge infine al cimitero.  L'uomo tace, con vestito leggero di terra, gli occhi infossati a scrutarsi dentro.  Non la saluta, eppure potrebbe riconoscerla subito anche se mai l'ha vista.  Lei è proprio come l'avrebbe immaginata se per un attimo, un solo attimo prima della caduta nel baratro, avesse scritto di come sarebbe stato il loro incontro dopo la sua morte.  Nera, elegante nella dissonanza dei jeans sotto la giacca con il bavero rialzato ad ali
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  Ticchete tacchete toc - Giovanni Sicuranza Una signora si ammala.  E' disperata per le rughe assembrate sulla morbida simmetria del suo viso.  Questa signora piange, si aggrava, muore e nella bara, tra i lutti, sorride.  Accoglie la putrefazione a scioglierle ogni sfregio di vecchiaia. Ticchete ticchete toc: https://youtu.be/kqV5-iXh-r4

Amori fragili

  Amori fragili - Giovanni Sicuranza Una volta, lungo l'autunno delle fate, hai chiuso gli occhi.  C'era il respiro tuo, c'era il buio del mondo e, finalmente,  l'universo tutto, bello come quello assorbito negli inverni di solitudine attraverso le immagini di Google, profondo come la fossa del bosco dove dormono il gatto Terence, la cricetina Molly e Luca, fratellino bello e ritardato. E' vero che all'inizio ti sei un po' stupita, un sussulto delle mani sdraiate sul letto di muffa accanto al resto del corpo fragile, ed è vero che in quello stupore sei stata aggredita dall'odore rancido della tua stanza, dal peso sul petto delle urla dei tuoi genitori, tuttavia è stato un attimo, proprio un attimo, l'onda veloce di una deglutizione; hai compreso la bellezza celata da chissà quanto tempo dentro le tue palpebre e non sei  più  tornata indietro. Ogni tanto qualcuno sale ancora in mansarda, scricchiola tra le articolazioni del pavimento in larice, ti chi

Foliage

  Foliage - Giovanni Sicuranza Non è che Paola ha scelto di cadere così, tra un respiro e l'altro, mentre il foliage del bosco danza sulle sue floride cellule. Non è come crede Paolo, che l'ha lasciata al margine dei castagni, sul confine norrenico del cimitero, e come ogni volta è stato il protagonista della stretta delle loro mani.  So che mai, mai più verrai a cercarmi, ha mormorato il cucciolo di scheletro, so che non porterai più, mai più i tuoi occhi di stelle nei miei buchi neri.  Paola non ci ha fatto caso; ti comporti come se non mi vedessi; il cuore di Paolo è un grumo atrofizzato che ancora ricorda spasmi di sofferenza.  So che mi lasci, lo so; mai, mai più attraverserai il cimitero e mai entrerai nel bosco dopo questa notte, mai più. Comunque non ti piacerà la nuova scuola, le ha sussurrato, infine, acido, fetido, sconfitto.  Dopo niente.  Succede così, le unioni si dissolvono e si vaga per altre mete; per alcuni è ancora più semplice, forse atroce, un solitario ri

Tenia ridens

  Tenia ridens – Giovanni Sicuranza La tenia aveva vissuto con Carlo da prima del suo esistere, ne aveva condivo l’embriogenesi, cellula dopo cellula, percorrendo per un tratto le stesse tappe dell’evoluzione dal protomammifero alla specie umana. Carlo era alto 48 centimetri quando aveva urlato per la prima volta al mondo, la tenia, in un sussulto empatico, si era snodata per tre metri. Crebbero insieme, floridi e in reciproco accordo, la tenia e l’intestino del piccolo uomo già intimi e bisognosi di affetto. Tuttavia era un idillio destinato a finire presto e, nel solstizio d’estate prima dell’arrivo del nuovo virus, Carlo conobbe la Strega. Accadde in una sera di quelle che non vogliono storie, che non cercano umani, una sera in cui solo la figlia dello stalliere e della levatrice si affacciava dalla fessura in mansarda e osservava il nero del bosco con occhi di fuoco. Carlo ne era innamorato, certo, sognava di raccogliere funghi con lei tra le foglie dei castagni, però

Comincia la sera

Comincia la sera – Giovanni Sicuranza Comincia la sera. Con i contorni della giornata che sfumano, i riflessi del sole sulla cima dei monti seppelliti da una valanga nera priva di scampo. Le molestie del traffico stradale soffiate via, in una bolla lontana dal vento dell’Est, e i tuoi stivali che si accasciano infine sulla pietra fresca, antica e testarda, ferma a chissà quale era glaciale. Schioccano lievi i tuoi piedi liberi, si rincorrono fino al loculo che separa la mansarda dal bosco, e qui ti sollevi, fragile sulle punte, e contempli i fremiti del buio attraverso la finestrella unta di impronte e macchie ignote. Ecco la sera, diventa regina. La sera che dissolve contorni, confonde i sensi, annulla le certezze. La sera che è morte. Comincia la sera, putina di Bosco Magassa, figlia dello stalliere Luciano, figlia della levatrice Assunta; ogni sera porta la notte e ogni notte è tempo di nutrimento e di caccia, ora che i seni materni non hanno più senso e, dissangu

Tramavirus

Tramavirus - Giovanni Sicuranza Vorrei riempire questo spazio bianco cenere,  assembrarlo di parole ben visibili, chiare,  senza maschere. Scrivere un racconto, questo vorrei, un  racconto virale, febbricitante in ogni sospeso  respiro del lettore. Non posso, eppure non posso.  Trama senza fiato, giaccio f ino all'osso. (immagine: "Le visage de la guerre", Salvador Dalí)