Dall’inviata Mentina Audience
Incontro il Commissario Massimo Riserbo alle ore 12.30 di oggi.
E' seduto a un tavolino all'aperto del "Bar Clichè", avvolto da un impermeabile modello esibizionista e dal fumo di una sigaretta molto anonima.
Quando mi siedo accanto a lui, noto il posacenere. Una vetta di mozziconi.
Il Commissario Riserbo è un duro. Altrimenti, mi spiega, non lo avrebbero inserito in questo contesto.
Parla piano, quasi a monosillabi, ma mi fa subito capire che nel corso delle indagini gli capiterà di smascherare il colpevole.
- Come fa a saperlo?
Una ciambella nicotinica parte dalle sue labbra e arriva a incastonare il mio naso.
- Perché è così che va nei gialli e nei noir. Sono il personaggio di questa storia, no? Quindi scoprirò il responsabile, però - pausa ad effetto, la solita che in questi casi piace al lettore - Però devo prima perdere una persona cara e, possibilmente, innamorarmi di una donna, o anche ricominciare con una ex. E' così che vanno i nostri copioni.
Quando gli chiedo se ha idea di chi potrebbe morire tra i suoi cari, sorride. Appena, sia chiaro, altrimenti non sarebbe un noir-commissario.
- I miei familiari, i miei figli, mia moglie, pam!, tutti morti. Vede, signorina Audience, sono già comparso in dieci racconti di Giovanni Sicuranza. Insomma, me li ha fatti fuori tutti, i miei, per cui non so a chi potrebbe toccare.
Siccome non mi piace il modo in cui comincia a guardarmi, a fissarmi, non approfondisco. Tantomeno gli domando se ha idea di chi potrebbe innamorarsi.
Poi ho l'intuizione.
- Considerato che c'è di mezzo il sedicente Sicuranza, non è detto che questo racconto sia un noir. Potrebbe trattarsi di un horror, di un surreale. Di un surreal-horror. Lei potrebbe essere meno clichè di quanto immagina.
La bocca del Commissario diventa una "O". Maiuscola, persino.
Il residuo di sigaretta finisce nella pozza di nebbia ai nostri piedi e muore.
- Vuole dire che potrei anche finire male?
- Malissimo.
- Senza essere il protagonista? Senza innamorarmi?
- Già.
- Nemmeno una scopata?
- Mi sa.
Non faccio in tempo a dargli la risposta completa di punto, che il Commissario Massimo Riserbo è già svanito.
Ora, cari lettori, sono sola al "Bar Clichè", che, per fare più effetto, non ha altri avventori se non la sottoscritta.
Ho ordinato un bianchino al vuoto del locale. Dopo pochi minuti si è materializzata una ragazzina, avrà avuto sedici anni, forse trenta, non so.
Sicuranza non la descrive. Però mi ha suggerito un particolare.
La ragazza-donna ha occhi bui e fissi. Con movimenti precisi, poggia il bicchiere al centro del tavolo, poi entra nel bar.
Non esita nel cammino. Non parla.
Credo che Sicuranza potesse inventarsi un personaggio più originale.
Comunque, alla fine, è proprio Giovanni Sicuranza il motivo per cui mi trovo qui e per cui il Commissario Massimo Riserbo ha vissuto le sue righe di gloria.
Da ieri sera il sedicente scrittore è scomparso.
Qualcuno lo ha visto dirigersi verso il Monte Trapasso. Sentiremo la sua testimonianza nei prossimi paragrafi, se questa lettura vi piace.
L'aspetto sconcertante è che gli abitanti del paese Altrove, dove ora mi trovo, hanno sentito rumori secchi cadere dal monte. E' avvenuto questa notte, dicono. Erano spari, aggiungono alcuni.
Da dove sono seduta, non vedo la cima di Monte Trapasso.
Non la vedrei nemmeno se mi alzassi, nemmeno se mi spostassi in tutto il paese.
La cima è nebbia densa, tenace. Proibitiva per un sopralluogo.
Cari lettori, cosa ne è stato di Giovanni Sicuranza?
Gli spari erano illusione, coincidenza, o tragico monito?
Al momento, questi i fatti.
Voglio dire, oltre i miei tossici amici.
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